Tempo di lettura: 6 min
Immagine di Gerd Altmann da Pixabay.

Settembre è il mese della ripresa scolastica ed in un anno dove la didattica on line ha visto la sua sperimentazione, poniamo un accento su di un ambito che a nostro avviso faciliterebbe la creazione e la gestione, nonché l’efficacia di questa metodologia: le neuroscienze.

L’applicazione delle neuroscienze alla formazione è agli albori, ma i cambiamenti che ne potranno derivare potrebbero avere enormi conseguenze sul nostro sistema educativo e quindi sul futuro dell’economia e della società.

Gli studi sul cervello hanno dimostrato, sempre attraverso il meccanismo dei neuroni specchio, come l’imparare attraverso un modello, un esempio da seguire, alla lunga modifica i nostri neuroni attraverso la creazione di nuove sinapsi e quindi nuovi comportamenti; costituisce, insomma, un vero e proprio allenamento “neuronale”, questo processo nelle neuroscienze è definito modeling.

Appreso questo meccanismo del modeling, l’insegnare nel senso proprio di “segnare dentro”, acquisisce un nuovo significato e una nuova pregnanza ponendo l’attenzione sulla grande responsabilità che il formatore, l’insegnante, il maestro ha, nel bene e nel male, nei confronti dei suoi discenti/allievi.

Vorremmo riportare sinteticamente gli elementi particolarmente utili a noi formatori, emersi da riflessioni durante la progettazione dei nuovi programmi Simplify e derivanti da una sola domanda: Cosa stimola la nostra attenzione e aiuta i processi di memorizzazione?
Partiamo dal concetto che la memoria si forma e si mantiene attraverso la ripetizione, da questo punto di vista il processo di digitalizzazione nell’apprendimento possono costituire un grande supporto poiché consente di fruire del momento formativo in maniera continuativa, delocalizzata e pertanto ripetitiva sfruttando spazi di tempo residuali.

 

 

E quindi, quali elementi possiamo prendere in considerazione per costruire efficaci percorsi in eLearning?

 

1. Emozioni

Stimolate costantemente durante il processo formativo, unitamente al lavoro cognitivo si genera il cosiddetto marcatore somatico (A. R. Damasio, Emozione e coscienza, Adelphi, 2000) che consente di associare ad una determinata situazione vissuta uno stato emotivo positivo o negativo, che favorisce o (attenzione) inficia i risultati della formazione. I contenuti emotivi di un’esperienza rappresentano cioè un rafforzamento indispensabile per una buona memorizzazione.
Tuttavia, spesso l’importanza della dimensione emotiva degli eventi nelle organizzazioni è quasi completamente trascurata, anche nel linguaggio, a favore di una comunicazione solo cognitiva e razionale (quando va bene), del tutto insufficiente a far “passare” i messaggi e tanto meno ad indurre cambiamenti di comportamento.

 

2. Immagini

Le immagini sono un meccanismo di trasferimento delle informazioni che il nostro cervello predilige di gran lunga rispetto al testo (chi ha fatto formazione con noi ben ricorda l’uso dei film quale metafora dei concetti trattati). La rappresentazione grafica e iconica dei concetti aiuta i meccanismi fondamentali della semplificazione e della categorizzazione, operazioni fondamentali per interpretare la complessità del mondo selezionando l’essenziale. Ecco perché foto disegni e simboli facilitano il lavoro di creazione di slide e dispense.

 

3. Rapporto tra movimento fisico e potenziamento dell’apprendimento e della memoria in generale

Attraverso la scoperta dei neuroni specchio, che presiedono alla nostra capacità di sentire quello che l’altro sente e capire quello che fa, si decreta il ruolo fondamentale dell’esperienza nei processi relazionali e di apprendimento e soprattutto di un’esperienza di tipo corporeo. Ecco perché è giusto invitare le aziende a modificare radicalmente le metodologie di formazione, favorendo set di situazioni che consentano ai discenti di sperimentare esperienze ad hoc. (Per avere alcuni esempi in merito vi invito a sfogliare il nostro portfolio formativo e a leggerei feedback dei discenti sulle nostre pagine social).

 

4. Feedback

La memorizzazione dei comportamenti avviene attraverso il riscontro che ciascuno di noi ha dall’ambiente con il quale interagisce e soprattutto nella relazione con le persone, anche e soprattutto nella rilevazione da parte di altri degli inevitabili errori e trappole mentali nelle quali incorriamo fisiologicamente. Il nostro cervello in pratica impara più dalle smentite che dalle conferme; l’errore è, quindi, un’occasione preziosa di apprendimento. Per questo è cosi importante puntare alla creazione di contesti relazionali dove il feedback stesso sia incentivato e diffuso all’intera azienda (vedasi corso The Feedback Company).

 

5. Risparmio energetico e sonno

Il cervello ha una propensione a risparmiare energia e a ridurre al minimo l’utilizzo della coscienza consapevole che richiede un notevole impegno. Per ottenere questo obiettivo genera delle routine neurali cioè degli automatismi comportamentali che non richiedono l’intervento della consapevolezza perché il cervello ha già predisposto, sulla base dell’esperienza, un set di risposte automatiche. Questo comporta che quando chiediamo ai nostri partecipanti di apprendere (o ancor peggio cambiare i loro comportamenti) li sollecitiamo quindi verso uno sforzo considerevole che mette in dubbio le certezze già acquisite smontando gli automatismi generati. Arduo e difficile il compito del formatore nello studiare messaggi che non siano troppo minaccianti per la mente automatica, dovranno inizialmente impegnarsi in un lavoro di consapevolezza sui discenti riguardo i loro automatismi che fungono da sistemi di difesa e che possono precludere l’apprendimento.
Sembra scontato parlare di sonno in correlazione al risparmio di energie, ma non è solo per questo che lo citiamo! Dovete sapere che mentre dormiamo, la nostra corteccia cerebrale riorganizza tutte le informazioni che abbiamo appreso fissando ciò che merita di essere ricordato. La maggior parte dell’attività cerebrale avviene di notte con modalità che sono ancora per molti versi sconosciute e che aprono affascinanti orizzonti di ricerca. Ciò che è stato dimostrato è che il sonno è un grande alleato dell’apprendimento e migliora la prestazione. Di contro, la perdita del sonno rende inefficiente il pensiero, deteriora l’attenzione, la memoria, la capacità di ragionamento, l’abilità manuale e l’umore.

 

6. Multitasking

Per concludere un ultimo elemento: sfatiamo il mito del multitasking, incentivato tra l’altro dall’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito formativo. Come abbiamo detto alla base dell’apprendimento di una competenza vi è l’attenzione selettiva, ovvero la capacità di focalizzare l’attenzione su una specifica categoria di stimoli escludendo gli altri e in sequenza, uno alla volta.
Il cervello non è fatto per fare più cose contemporaneamente o meglio lo può fare, ma con risultati insoddisfacenti e con molti errori! La frammentazione cronica dell’attenzione nell’era moderna, ad opera soprattutto delle nuove tecnologie, è uno dei problemi nuovi che ci troviamo ad affrontare a partire dalla scuola fino ai contesti lavorativi. Solo un’attenzione consapevole, infatti, genera apprendimento.

Miriam Munerato
Miriam Munerato

Dopo avere maturato una solida esperienza in ambito consulenziale in contesti innovativi ed…

Leggi di più »

Soluzioni formative correlate:

Altre Soluzioni »