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Inutile rimarcare come le vite di noi tutti siano state stravolte dalla pandemia in corso e come ancora oggi viviamo una situazione limbica, di sospensione, nella speranza che tutto torni alla “normalità” il prima possibile. Ciò vale anche, ovviamente, per le aziende e per le organizzazioni di cui siamo parte.

Se però alziamo un attimo la testa e proviamo a ripensare agli ultimi anni, possiamo osservare che una certa tendenza all’aumento del livello di difficoltà generale era in atto già da tempo. Mercati sempre più ampi, concorrenza variabile, tecnologie disruptive, regole e leggi sempre più intricate, sono solo alcuni dei fenomeni che hanno contribuito a questo inasprimento delle condizioni in cui si sono trovate ad operare le nostre aziende.

Stavamo parallelamente assistendo a un continuo e incessante disgregarsi di alcune delle (pseudo) certezze che ci eravamo costruiti nel corso delle decadi precedenti, le quali ci hanno portato a introdurre in ogni dove metodi rigidi di controllo, gerarchie, processi decisionali strutturati e basati su modelli analitici e previsionali di tipo quantitativo. Facendo un esempio a caso, alzi la mano chi non ha mai pensato, mentre faticava (e battagliava) per elaborare un budget, che si trattasse di un inutile esercizio teorico. Quanti budget previsionali, ad esempio, sono diventati improvvisamente obsoleti a partire dal mese di marzo 2020?

Lungi da me l’idea di proporre generalizzazioni e di scagliarmi contro modelli previsionali e sistemi di analisi quantitativa (chi sta scrivendo è pur sempre un ingegnere!), ma la domanda che mi (e vi) pongo è, siamo sicuri che basare il governo delle organizzazioni esclusivamente su questo genere di strumenti sia sempre la cosa migliore? In alternativa, che fare? Quando è corretto utilizzarli e quando è meglio invece considerarli con una certa cautela? La risposta a tali quesiti non è per niente scontata.

 

Un aiuto ci può però essere offerto dalla Teoria della Complessità.

Si tratta di un approccio all’interpretazione dei fenomeni nato in ambito scientifico e che si è poi propagato in diversi campi del sapere, dalla filosofia all’arte, dall’economia alla sociologia. Anche certo management è stato contagiato da questo corpus dottrinale in grado di offrire una interpretazione affascinante e interessante delle dinamiche degli eventi che ci circondano (e che ci riguardano) e che aiuta a ripensare e a ridefinire il nostro atteggiamento nei loro confronti.

La Teoria della Complessità definisce i sistemi complessi e suggerisce come approcciarli. Qualche esempio di sistema complesso? Il cervello umano, una colonia di insetti, una città, l’azienda. Un paio di esempi di sistemi non complessi? Il motore di un’automobile, un computer.

È corretto spendere gran parte delle energie organizzative che abbiamo a disposizione per cercare di prevedere come sarà il futuro (e quindi di pianificare)? Come ci poniamo di fronte all’incertezza e qual è il modo migliore di prendere decisioni? Quali sono i fattori critici di successo che renderanno la nostra azienda in grado di fronteggiare la complessità? Come dobbiamo pensare e progettare le nostre organizzazioni? E i manager? Quali sono le competenze che devono possedere per affrontare la complessità?

Tante domande che sicuramente ognuno di noi si è posto.

 

L’ approccio.

A dispetto del nome che porta, Simplify è fortemente influenzata dalla Teoria della Complessità. Ciò emerge nell’approccio allo studio dei temi organizzativi che adotta e si riflette nell’offerta formativa e consulenziale che propone. Citando Albert Einstein,

“Tutto dovrebbe essere reso più semplice possibile, ma non più semplice”.

Sgombriamo subito il campo da ciò che solo apparentemente sembra ovvio: la soluzione per affrontare la complessità non è la semplificazione.  O meglio, è sicuramente utile semplificare alcuni elementi, ma per altri è necessario acquisire la consapevolezza della loro intrinseca natura complessa e accettarla.

Accettazione della complessità non significa rassegnazione, ma implica l’affrontarla mettendo a punto armi “speciali” e, soprattutto, il comprendere ciò che non è opportuno (leggi saggio) semplificare.

Per accompagnarvi nel concetto di complessità e per presentarvi gli strumenti e le modalità che Simplify suggerisce per definire nel modo corretto il management della complessità, abbiamo progettato uno speciale ciclo di webinar.

È speciale per tanti motivi. Primo fra tutti, è speciale perché avremo l’onore di avere con noi autorevoli ospiti. Il prof. Franco Vaio e il prof. Alberto F. De Toni, tra i massimi esperti italiani di Teoria della Complessità, ci aiuteranno a capire di cosa si tratta e come essa può essere applicata al management. Avremo con noi anche ospiti che a prima vista potrebbero sembrare del tutto fuori contesto. Sto parlando di uno dei più importanti gruppi rock italiani, i Marlene Kuntz. In che modo dei musicisti potrebbero aiutarci a rispondere a qualcuna delle domande che poco più sopra vi ho posto? Per ora vi basti sapere che la loro presenza è in pieno spirito “complessità” e se deciderete di seguirci in questa esperienza, lo capirete senz’ombra di dubbio.

Il percorso formativo prevede, come anticipato, una serie di webinar, utili a introdurvi gradualmente ad alcuni dei concetti della Teoria della Complessità, di come questi possano essere applicati alla gestione organizzativa e di come oltretutto influenzino l’approccio e le metodologie impiegate da Simplify.

 

More is different.

Tale percorso si concluderà con un evento conclusivo che vedrà di nuovo la partecipazione del prof. Vaio e del prof. De Toni, i quali ci daranno ulteriori spunti di riflessione sulla complessità e sulla gestione delle organizzazioni in un ambiente complesso e che culminerà con una performance di improvvisazione musicale (unica e irripetibile) dei Marlene Kuntz.

Citando il titolo di un articolo del 1972 pubblicato dal premio Nobel per la Fisica Paul W. Anderson, all’interno del quale viene illustrato il concetto che poi è diventato uno dei capisaldi della Teoria della Complessità, abbiamo deciso di intitolare questo evento finale “More is different”. Ossia “il tutto è maggiore della somma delle parti”, che sottolinea, come detto, uno dei principali attributi dei sistemi complessi, applicabile sicuramente alle organizzazioni che animano le nostre aziende.

Per ora non vi voglio dire altro.

Enrico Laurenti
Enrico Laurenti

Consulente e formatore in ambito Controllo di Gestione e Analisi dei Processi Aziendali.…

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