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Siamo passati ad un nuovo dilemma aziendale, già! Prima la formazione era pensata come un costo per l’azienda; elemento per il quale serviva una corretta valutazione soprattutto in merito alla reale necessità di “staccare” le persone dalla produzione per imparare qualcosa di “forse utile”. Considerando che nell’immaginario della produzione il pensiero rimaneva “abbiamo sempre fatto così e funziona! Perché dovremmo cambiare qualcosa?” Ma oggi è chiaro a tutti, HR Manager e Responsabili d’Area, supportato da numerose ricerche, sanno che la formazione è un investimento per l’azienda e il proprio capitale umano, in termini di:

  • Crescita Aziendale: La formazione risulta essere un ottimo volano per la crescita aziendale. Come risulta dell’ inchiesta condotta da Udemy che ha coinvolto un folto campione di HR leader e Responsabili di Formazione e Sviluppo, il 55% di aziende con un alto tasso di crescita (che hanno aumentato le revenue del 50-100% rispetto all’anno precedente) ha erogato da 30 a 50 ore di formazione per dipendente, mentre quasi il 20% delle stesse ha superato le 50 ore.
  • Engagement: Sempre nell’ inchiesta condotta da Udemy si è riscontrato come ad alti livelli di engagement corrisponda un investimento notevole in formazione e sviluppo.Ben il 52% delle aziende con alti livelli di coinvolgimento, infatti, offre dalle 31 alle 50 ore di formazione ai dipendenti, contro il 20% delle aziende con un basso livello di engagement.
  • Retention del personale: Esistono numerosi studi che legano gli investimenti in formazione a un miglioramento del tasso di retention del personale. A tal proposito segnaliamo i dati proposti da Culture Amp.

Da un’indagine condotta da Infojobs, la piattaforma di reclutamento online n°1 in Italia, e da Hara Risorse Umane emerge che oggi le aziende considerano le Risorse Umane fondamentali per aiutare la crescita del business: per il 74,5% delle aziende il trend più marcato è l’importanza di una formazione sempre più esperienziale che consenta a tutti di lavorare sulle soft skill.“In un mondo guidato sempre più dal digitale, dai big data e dall’intelligenza artificiale, sembra paradossale, ma la differenza la fa sempre più il capitale umano, le persone e le loro competenze.”
Siamo finalmente giunti ad un momento storico in cui le aziende concepiscono la formazione come uno tra gli strumenti, accanto ai classici aumenti retributivi, per incentivare le proprie risorse umane, e la cosa più interessante è che sono le persone stesse a chiedere di ricevere formazione continua perché non solo viene concepita come chiaro messaggio d’investimento su di loro, ma soprattutto perché si inizia a percepirla funzionale all’accrescimento del proprio valore, spendibile in ogni contesto.

 

“Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo.”
(Leo Buscaglia)

 

E quindi il nuovo dilemma delle aziende? Superata la prima forte obiezione, eccoci davanti ad un nuovo dilemma: come è possibile che i contenuti dei corsi, così chiari e nitidi in aula, diventino sempre più sfocati man mano che da quell’aula ci si allontana?
La metodologia utilizzata racchiude la risposta: cresciuti in scuole radicate sul concetto di “lezione frontale”, spesso non ci rendiamo conto che il vero apprendimento, quello che persiste oltre il confine della lezione stessa, è dato da una metodologia diversa, pratica, concreta, il cosiddetto “learning by doing”. La formazione di tipo esperienziale è ciò che permette ai discenti di toccare con mano ciò che gli è stato spiegato poco prima, perché ovviamente le due metodologie viaggiano in parallelo: la teoria, le conoscenze che permettono di focalizzarsi sui concetti importanti, e la pratica, le capacità che prendono forma e si modellano su quelle stesse spiegazioni.

 

“Dimmi e io dimentico; 

mostrami e io ricordo;

coinvolgimi e io imparo.”

(Benjamin Franklin)

 

Ed eccoci ad un dilemma nel dilemma: cosa significa “formazione esperienziale”? Il pensiero comune è che si tratti quasi di un “giocare” senza forma, un divertirsi fine a se stesso che lascia poco o nulla a chi vi partecipa (team building). Senza dubbio nella formazione di questo tipo emergono delle emozioni positive che, a maggior ragione, hanno un fine didattico molto specifico nonché efficace: le emozioni, più delle cognizioni, hanno la capacità di ancorare le persone, ovvero di legarle a ciò che stanno vivendo in quel momento (in questo caso le nozioni apprese).
Far vivere un’esperienza di questo tipo permette di tenersi stretti tutti quei concetti che, diversamente e molto probabilmente, si andrebbero ad assottigliare man mano che il corso si allontana. Inoltre, grazie alle più svariate metodologie esperienziali, abbiamo la possibilità di mettere in pratica fin da subito ciò che è stato trattato durante la lezione, utilizzando per esempio role-playing, simulazioni di gruppo e team building di ogni tipo. È fondamentale vedere come strumenti quali quelli appena citati permettano alle persone non solo di costruire i propri schemi operativi, ma anche di allenarsi e sperimentare, sistematizzando efficacemente i concetti teorici, trovando riscontro nella pratica e nell’osservazione di sé e degli altri.

 

È un risultato da perseguire a 6 mani: Partecipanti, Trainer, Azienda!
Quando l’azienda sceglie di far formazione ha bisogno di un trainer con il quale condividere obiettivi, contenuti e metodi, trovando il trait d’union che permetta di costruire un percorso efficace. Ma non ci stiamo dimenticando di qualcuno?Ebbene sì, i partecipanti al corso sono tanto importanti quanto gli altri due soggetti di questo sistema: i veri protagonisti, coloro che portano in aula se stessi, le proprie conoscenze pregresse, le proprie peculiari e distintive caratteristiche, le proprie capacità, la propria motivazione, il proprio desiderio di mettersi alla prova.
Le persone, quando percepiscono che ciò che si apprestano a fare comporterà un grande beneficio soprattutto per il valore aggiunto spendibile in ogni contesto in cui si troveranno a lavorare, accrescono la loro motivazione, la loro attenzione e la loro volontà di apprendere come spugne. È pertanto fondamentale che tutti coloro che partecipano ad un percorso formativo siano consapevoli dell’opportunità infinita che hanno in termini di conoscenze, capacità e lavoro su stessi.
Ecco che l’azienda è chiamata a coinvolgere, fin dalle prime battute, le proprie risorse, condividendo con esse gli obiettivi e le reciproche aspettative. E la formazione dovrà essere in grado di coinvolgere tutti, partendo dalle prime linee: i responsabili hanno il compito di agire in qualità di coach, portando avanti loro stessi tutti quei concetti espressi dai trainer, così da costruire, giorno dopo giorno, il cambiamento i cui semi vengono piantati durante il training. E in questo modo ci si allena insieme, perché di allenamento si tratta, per mettere in atto le nozioni apprese, per monitorarsi a vicenda in modo costruttivo, per approfondire e progredire verso il miglioramento continuo.

 

“Le abitudini ci mettono anni a essere costruite, e non basta certo un giorno per cambiarle.”
(Susan Pownter)

 

Ed eccoci arrivati a noi: Push & Pull, due parole che racchiudono la logica Simplify analisi dei fabbisogni formativi.
Come società di consulenza che si occupa di Formazione e Sviluppo Manageriale, il nostro primo obiettivo, espresso con il termine “Push”, è quello di raccogliere le esigenze delle aziende che si rivolgono a noi perché sentono la necessità di costruire percorsi di crescita per le proprie risorse in termini di soft e hard skills, focalizzandosi quindi su competenze trasversali e capacità specifiche.
Raccogliamo pertanto il fabbisogno che emerge dalla direzione, costruendo riflessioni in linea con la vision e gli obiettivi aziendali, macro-progettando gli interventi in un’ottica integrata che preveda una sintesi tra Tools e People, le nostre due facce della stessa medaglia: gli strumenti senza i quali le persone non potrebbero lavorare e le persone senza le quali gli strumenti non avrebbero senso di esistere. Ma non ci fermiamo qui! è questo il punto in cui entra in gioco l’altra parte del processo, la parte espressa con il termine “Pull”, che ci permette di incontrare l’altro fondamentale soggetto di cui abbiamo parlato qui sopra: i partecipanti. Mediante l’utilizzo di questionari costruiti ad hoc partendo dalle riflessioni condivise con il management, raccogliamo il punto di vista di chi sarà protagonista in aula. Facendo una sintesi di entrambe le informazioni Simplify micro-progetta percorsi realmente mirati, proponendo di volta in volta una formazione tailor made, capace di accogliere i fabbisogni del contesto in cui ci troviamo a lavorare.
Ecco che, durante i nostri percorsi, andiamo a piantare quei semini che, se innaffiati e ben curati, daranno vita a grandi successi personali e aziendali.

Miriam Munerato
Miriam Munerato

Dopo avere maturato una solida esperienza in ambito consulenziale in contesti innovativi ed…

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